Il ricordo più lontano che ho di questo concetto risale a quando avevo 6 anni e chiesi a mio padre di iniziare seriamente a farmi studiare uno strumento a fiato come fece lui fin subito da bimbo (ovvero il clarino).
Il suo problema, a quel tempo erano le mani, per il semplice motivo che per la sua conformazione fisica dei suoi arti, aveva difficoltà a premere in maniera del tutto naturale e fluida le note che gli si richiedeva di fare già al tempo in banda ed orchestra (Siena e Montepulciano 1950).
Perchè riporto questo piccolo “così per dire concetto di sunto teoria musicale?”
Perchè mi è ricapitato fra le mani un Ettore Pozzoli di 25 anni fa ingiallito fra le cui pagine però ho ritrovato secondo me alcune righe, interessanti e non scontate che vale la pena trascrivere in rete e non perdere per sempre.
Che sia ben chiaro….il Pozzoli non è di 25 anni fa…eheheh ma direi ben oltre!
Quando chiesi a mio padre quello che chiesi, valutammo o valutarono, forse che le mie mani ancora non erano pronte per quello che desideravo fare e gli venne una brillante idea di farmi leggere sto Benedetto di un Pozzoli ed un Bona di solfeggio cantato…(tu pensa che bei testi per un bimbo come me)
Ma il tempo passa ed ora eccoci qui.
Riporto alcune righe di testo interessanti:
La musica è l’arte dei suoni (questa è magnifica)
Il suono è l’effetto, sensibile all’orecchio, delle vibrazioni dei corpi.
I suoni si distinguono in determinati ed indeterminati
Sono determinati se prodotti da vibrazioni regolari, riuscendo così all’orecchio facilmente percepibili classificabili; sono indeterminati se invece prodotti da vibrazioni irregolari; giungendo all’orecchio a guisa di rumore od in altra maniera inclassificabile.Come si capisce solo i primi entrano nel patrimonio della musica e sono perciò anche detti suoni musicali.
Qui apro io una parentesi, ovviamente questo testo probabilmente oggi avrebbe qualche modifica:
quello che una volta non era musicale oggi lo sarebbe…molto spesso o allora era una questione di mero e puro gusto!!!!
Fra i limiti dei suoni determinati gravi ed acuti, l’orecchio può discernere tutti i suoni musicali e, disponendoli in ordine progressivo, formare la scala generale dei suoni o scala musicale.
Per la denominazione di questi suoni ci serviamo di sette monosillabi: Do-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si
Questi rappresentano sette suoni ascendenti e che non sono altro che una piccola parte della scala generale.
Nb (Nel video riportiamo i patterns di questa scala lungo il manico ovviamente nota bene cosa dico nel video)
La progressione
La scala di DO è dunque considerata come scala modello, mentre le altre non sono che una ripetizione di questa, fatta in un ambiente più o meno elevato.
Vale a dire che la scala viene trapiantata in un tono più o meno acuto. La parola tono, a questo punto, si riferisce al punto d’intonazione sul quale la scala ha la sua base. Si dirà quindi tono di Do, tono di RE ecc. ecc. ecc…per indicare il grado di elevazione di erigere la scala.
Ogni suono naturale od alterato può essere nota fondamentale di una scala.
Ne consegue che il numero dei toni sia abbastanza rilevante.
I toni si distinguono fra loro, oltre che per la posizione relativa all’intonazione anche per la quantità relativa all’intonazione, anche per la quantità necessarie per formare la scala.
La scala di DO è formata di suoni tutti e solo NATURALI
Immaginiamo questa come centro e da questa ascendiamo e discendiamo con una progressione di 5°
Ad ogni quinta di distanza dal DO troveremo la base di nuove tonalità, le quali avranno tante alterazioni quante sono le quinte che le divide dal DO stesso!!!!!!
Nella progressione ascendente avremo le tonalità diesis , nella progressione discendente i bemolli!
Suoni Naturali=Do
#1 Sol 2#Re 3#La 4#Mi 5#Si #6Fa(Diesis) 7#Do(Diesis)
b1 Fa 2bSib 3bMib 4bLab 5bReb 6bSolb 7bDob
Ecco qui ti ho riportato anche il circolo delle quinte