Premetto a tutti i miei allievi che vengono nella mia casa, a scuola Milano che in tutta la mia vita, non ho mai incontrato una persona in grado di spiegarmi con profondità e una soluzione definitiva cosa fossero le cadenze, le modulazioni, le scale, gli accordi, le addizioni tanto da sentirmi gratificato e con la pancia piena da non dovermi cibare più per il resto dei miei giorni in maniera ossessiva intorno a queste nozioni.
Leggendo e studiando il manuale di armonia di Schonberg compresi, quanto anche per chi provenisse da un mondo così distante dal nostro , (in termini didattici e compositivi), avesse una visione diversa dell’uso scale maggiori, minori armoniche, melodiche ed armonizzazioni delle stesse.
Tutto a volte sembra così cerebrale e poco legato all’istinto “del suonare e fare musica”, questo per certi aspetti mi ha ulteriormente disilluso su quello che fosse utile nel sapere nel gestire sul controllo del nostro strumento…ma non è così.
Alcuni grandi artisti, ed amici miei, hanno davvero cambiato il mio modo di pensare riguardo molte cose del nostro strumento, mi hanno sempre consigliato: “ascolta e metabolizza le grandi opere del passato, suonale e vai oltre”
Questo…mi ha sempre un ricordato quello che diceva Charlie Parker, comunque legato al concetto di memorizzare le scale, gli arpeggi, per farne un uso bilanciato al proprio “respiro” per poi dimenticarli.
Ma tutto questo (ammesso che io lo abbia mai fatto a dovere), non mi è mai bastato;
non ho mai colmato anche questo, ovvero quella mancanza di informazioni che erano forse e stavano alla base per la comprensione e al funzionamento delle cose che desideravo comprendere.
Ecco l’elemento chiave dove si nascondeva, in quale maledetta direzione volevo dirigermi?
Molto spesso le persone e i musicisti sono convinti che basti comprendere una regola o una serie di regole semplici o peggio ancora complesse per sapersi esprimere bene e saper suonare come si deve….o come si dovrebbe.
La cosa più banale che mi viene in mente è come dire, “limitarsi allo studio di un libro complesso e strutturato di armonia, e pensare che attraverso delle informazioni si possa arrivare alla completezza di un percorso come posso dire…scolastico di vita musicale?
Il tutto sempre per non farselo bastare, per non capire che per suonare come si deve e dar vita ad una linfa densa e grumosa che non si raggrumi e diventi calce, serve godimento,sorrisi, istinto, brio…niente che ha a che vedere con la logica, la riflessione, le paturnie della persona frustrata da un lavoro abitudinario che non gli appartiene. ..paradossale vero?
Certo le regole e la didattica dettano ovviamente leggi e governano i sistemi, se non imparassimo quelle navigheremmo alla sbando e non sapremmo gestire i timoni di nessun tipo di barca…ma non esistono solo cartine geografiche sulle quali navigare.
Mi sono reso conto nel corso del tempo che io per primo, e molte persone molto più dotte e capaci di me in secondo luogo, si sono sempre fatte condurre da percorsi disegnati su linee guida dettate da teorici che nulla avevano mai provato sulla pelle.
Ti voglio far leggere un passaggio che mi ha aperto allora una cosa nella mente…una cosa importante, che dunque mi ha fatto capire davvero, per certi aspetti, cosa davvero sto ancora e per tanto tempo ho cercato di fare e di raggiungere invano, con il mio scarso talento:
“i musicisti di tutti i tempi svelano sempre nuovi segreti, e producono modelli sempre più fedeli, poiché ogni nuovo gradino raggiunto permette una sempre più profonda penetrazione. L’orecchio primitivo intende il suono come una entità indivisibile, ma la fisica scopre che è un elemento composto. Intanto i musicisti hanno scoperto che esso è passibile di continuazione; che in lui c’è del moto;
che nasconde problemi contrastanti; che vive e si vuole propagare: hanno scoperto che esso contiene l’ottava la quinta e la terza. Dovendo seguire il volere e la genialità dei teorici, i musicisti si sarebbero dovuti fermare a questo punto. Cosa che non hanno fatto. Avevano scoperto la scala, ma non ne sapevano trovare la fondamentale: e allora fecero ciò che gli uomini devono fare se vogliono fare qualcosa: rifletterono e si servirono della combinazione, fecero cose che furono causa di molti sbagli, ma forse anche di qualche verità, ciò che gli uomini debbono fare quando non sono più sorretti dall’ispirazione.
Non riuscivano a camminare? Presero le stampelle. Non vedevano? Misero gli occhiali; insomma si aiutarono con la matematica e con le varie risorse della combinazione, e ne nacque un sistema meraviglioso: meraviglioso se commisurato con le nostre facoltà intellettuali, ma infantile rispetto alla natura, che si serva di una matematica superiore.
Ma gli uomini si sono fermati a questo punto: mentre non avrebbe dovuto essere così, perché fino a poco innanzi essi si erano trovati sulla via giusta, sulla via per eccellenza, e poichè ora il modello naturale non genera più il nuovo ma le leggi generano, nell’incrocio delle razze e nell’incesto, forme che hanno scritto in fronte il pallore delle idee dei padri e delle madri come un marchio di fugacità.
Fino a poco l’uomo era sul giusto cammino, fin quando cioè egli aveva imitato il modello degli armonici obbedendo all’imperativo del materiale; ma poi si introdusse il sistema temperato, e questo temperò il cocente impeto della ricerca.
Si era concluso un armistizio se ci pensate bene: ma era una sosta non per preparare nuove armi, bensì atta alla produzione di ruggine. Il sistema temperato in fin dei conti è stato come un espediente, un espediente di certo geniale ma comunque un espediente, perché la situazione era grave e si aveva bisogno di aiuto. Nessuno se ci pensate bene, se avesse le ali, preferirebbe volare con una macchina giusto? Anche la macchina è sempre stato un espediente geniale, ma se l’uomo potesse volare solo con il desiderio rinuncerebbe penso volentieri alla macchina senza problemi. Non si dovrebbe mai dimenticare che il sistema temperato (vedi i quarti di tono) era solo un armistizio, e come tale non potesse durare più di quanto non lo imponesse l’imperfezione dei nostri strumenti”
Questa riflessione la trovi a pagina 396 del manuale di A. Schonberg edizione anno 1922, mi ha profondamente commosso nel momento in cui mi sono soffermato a pensare quanto invano spesso molti di noi io per primo, cerchiamo di usare, molto spesso un oggetto fra le mani, grazie ad un concetto legato ad un sistema temperato (con dei limiti enormi), esprimere emozioni e dialoghi con la sola forza della nostra voce musicale.
Canto sempre più spesso, canto quello che però come ben puoi immaginarti, il mio strumento mi consente di suonare!
Io sono una di quelle persone che usa molto la leva ad esempio, nel 800’/primi 900’ un concetto simile(sorridiamo pure), non penso fosse mai esistito.
Uno dei motivi è che come ad esempio, sono decisamente spesso attratto da sonorità non sempre solo legate alla mia cultura natia, anche in termini di suono e cerco quindi di non pensare solo alle leggi armoniche che ne derivano e ai concetti temperati ,per quanto appunto ancora non abbiamo mai parlato di suoni estrani alla armonia che ben presto ne faremo giustificandone le possibilità e i potenziali che ne deriveranno.
Questa mia riflessione iniziale ho voluto scriverla per iniziare una introduzione a quello che sarà una ennesima analisi gratuita per i meno abbienti e lontani che non conosco, ed i miei amati allievi invece che mi frequentano con i quali lavoro e porto avanti un percorso serio e di duro lavoro.
Prima di introdurre il concetto di cadenze, costruzioni di tetradi, arrangiamenti su brani specifici, posterò senza timore caselle costruite di mio pugno, che potranno essere scaricate senza nessun tipo di problema. Fatene quello che volete, i miei studenti ovviamente sanno di cosa parliamo, chi non è una mia persona che lavora con me purtroppo mi seguirà un po’ con più fatica.
Ora posteremo un concetto sulle locazioni Geometriche degli intervalli.